RESISTENZA
AL CAMBIAMENTO

di Andrea BENZO

Perché, per natura, siamo così allergici ai cambiamenti?

Perché la resistenza al cambiamento è scritta nei nostri geni.  
La colpa, ancora una volta, è dei nostri antenati e della nostra fisiologia. Da sempre l’evoluzione ci ha portato a trovare le soluzioni più adatte: 

1. alla sopravvivenza,
2. al minore spreco di energia possibile.  

Scientificamente si parla di omeostasi, termine tecnico che indica la condizione di stabilità interna di un sistema, che tende a mantenersi anche in occasione di perturbazioni esterne.

Per poter tornare al suo prezioso punto di equilibrio e non sprecare ulteriori energie, il sistema metterà in atto tutta una serie di accorgimenti.

“Tutti i meccanismi vitali, per quanto siano vari, non hanno altro che un fine costante: quello di mantenere l’unità delle condizioni di vita dell’ambiente interno“ 
Claude Bernard 

È grazie all’omeostasi se la nostra temperatura corporea si mantiene (generalmente) in un range molto stabile, a prescindere dalle condizioni climatiche esterne.  Stesso discorso per altri fattori chimico-fisici legati al nostro corpo come il Ph del sangue o il volume dei liquidi interni. 

Insomma, se il nostro corpo non si regolasse continuamente cercando l’equilibrio saremmo tutti morti stecchiti.  Ed anche la nostra mente tende a rispettare questo principio di “riequilibrio”. 
La separazione tra mente e corpo è puramente fittizia, la verità è che sono un tutt’uno che si influenza e si condiziona continuamente. 

E così quando il nostro corpo cerca continuamente di ristabilire le condizioni iniziali ad ogni cambiamento ambientale, inevitabilmente anche la nostra mente tende a seguirne l’esempio.

Non è dunque un caso se rifuggiamo i cambiamenti e amiamo la stabilità.

Ad ogni ipotesi di cambiamento corrisponde infatti una spinta uguale e contraria da parte del nostro sistema psico-fisico per riportarci all’equilibrio di ciò che è noto.

E più grande sarà la trasformazione che meditiamo, maggiore sarà la nostra resistenza interna, resistenza che si manifesterà a livello mentale ed emotivo sotto forma di paura, disagio, ansia, difficoltà di concentrazione, senso di colpa, tristezza, mancanza di energia e chi più ne ha più ne metta!

Per affrontare la resistenza al cambiamento, dobbiamo innanzitutto imparare a conoscerlo.

Capire qual è l’origine della nostra naturale resistenza al cambiamento non significa arrenderci al fatto che cambiare debba essere faticoso o addirittura impossibile. Anzi. Ora che conosciamo il nostro “nemico”, possiamo sfoderare le armi più adatte per contrastarlo. 

“L’unica costante della vita è il cambiamento.”
Buddha 

Vediamo quali sono le 3 principali tipologie di resistenza al cambiamento.

1. La resistenza logico-razionale

Ogni volta che decidiamo di cambiare il modo di fare qualcosa ci sarà sempre una fase iniziale in cui il nuovo approccio ci porterà meno risultati del vecchio metodo.

Superata questa fase iniziale, però, i risultati cominciano a diventare evidenti e applicare il nuovo modo comincia a diventare automatico.

Questo accade spesso nel nostro percorso di crescita personale e in generale ogni qualvolta dobbiamo affrontare un cambiamento.

La nostra innata pigrizia ci porta infatti a dare molto più peso a quello che è il costo (e la fatica) dell’impegno iniziale, non considerando invece i benefici che raccoglieremo grazie al nuovo approccio nell’immediato futuro.

Nella parte finale dell’articolo vedremo come superare questa resistenza logico-razionale, che poi tanto razionale non è!

2. La resistenza emotiva

Nel caso in cui si riesca a superare la resistenza logico-razionale, realizzando finalmente che i benefici futuri effettivamente valgono qualche sacrificio nell’immediato, può comunque succedere di rimanere bloccati.

Ogni qualvolta si inizia anche solo a pensare a quel cambiamento si prova quasi un malessere fisico, che si placa solo dopo ore di maratona di Netflix.

In questo caso la resistenza al cambiamento è di natura emotiva.

Magari si è spaventati dalle novità e dai cambiamenti.

Magari si è perfezionisti e l’idea di mettersi in gioco mette l’ansia.

Magari si è maniaci del controllo e doverlo perdere nella fase iniziale del cambiamento è fuori discussione. Anche in questo caso vedremo come poter placare la resistenza emotiva e realizzare quei cambiamenti che abbiamo sempre desiderato. 


3. La resistenza sociale

Infine abbiamo quella che si definisce resistenza sociale.  In questo caso a mettere i bastoni tra le ruote non è né la nostra mente, né il nostro cuore, ma le altre persone. 

Ogni cambiamento nella nostra vita è come un sasso che cade in uno stagno e provoca delle interferenze sulla superficie d’acqua.

Insomma, quando decidiamo di cambiare qualcosa i “pesci” del nostro stagno (familiari, amici, colleghi, etc.) entrano in agitazione e se siamo particolarmente sensibili al giudizio altrui tendiamo a bloccarci e a soffocare il cambiamento sul nascere.

Ecco allora 3 strategie per superare la resistenza al cambiamento, innescandolo nella nostra vita e battendo la nostra resistenza.

1. La tecnica delle abitudini

Prova a ripetere esattamente le stesse identiche azioni per almeno una settimana.

E quando dico identiche, intendo proprio identiche…

Se lunedì esci per una corsetta al parco ascoltando una certa playlist, ripeti il medesimo percorso anche di martedì, mercoledì, giovedì, etc. ascoltando la medesima playlist.

Se a pranzo mangi la pasta al pomodoro, magia la medesima pasta con il medesimo condimento ogni santo giorno.

Se la sera prima di coricarti al letto leggi un romanzo, rileggi tutte le sere della settimana le medesime pagine.

Insomma, il primo segreto per sconfiggere la tua naturale resistenza al cambiamento consiste nel portarla all’estremo.

Dopo alcuni giorni di questa ripetizione ossessiva non ci sarà cellula del tuo corpo che non implorerà di cambiare qualcosa nella tua vita.

E sarà in quel preciso instante che tu introdurrai un cambiamento positivo nella tua vita e non solo lo introdurrai, ma assaporerai ogni istante di questa ritrovata libertà.

2. Il Metodo “Poe”

A scuola o per piacere personale avrai sicuramente letto qualche pagina di quello straordinario talento della narrativa horror che fu Edgar Allan Poe.

Il Metodo Poe si chiama così proprio in suo onore, visto che ti farà immergere in uno… scenario horror!

Metti per iscritto, con abbondanza di particolari, come sarà la tua vita (da incubo) tra 5 anni, se dovessi continuare a vivere le tue giornate come le stai vivendo in questo esatto momento, senza abbandonare quelle cattive abitudini che ben conosci e senza introdurre quelle buone abitudini che ben sai.

Mi raccomando, abbonda con i dettagli, drammatizzando questa tua visione futura laddove necessario.

A differenza di quanto ti raccontano i para-guru delle vibrazioni cosmiche, a volte le visualizzazioni negative risultano ben più efficaci di quelle positive.

La nostra mente infatti tende a confondere visualizzazioni e realtà, e se quelle positive tendono a farci sedere sugli allori, quelle negative ci mettono quel tanto di pepe necessario per iniziare quel cambiamento che rimandiamo da troppo tempo.

3. L’abitudine “chiave di volta“

Grazie alle precedenti tecniche abbiamo visto come rendere il cambiamento desiderabile e irresistibile; a questo punto però una domanda potrebbe esserti insinuata nella tua mente:

“Ma da dove caspita lo inizio questo cambiamento?!”

Cambiare per il gusto di cambiare non ha alcun senso, ma anzi potrebbe essere controproducente.

Perché il cambiamento sia efficace deve rispettare due elementi chiave:

• Deve riguardare un’abitudine: solo cambiando qualcosa che ripetiamo quotidianamente qualcosa nella nostra vita cambierà davvero.
• Deve riguardare un’abitudine “speciale”: non tutte le abitudini hanno lo stesso peso, ci sono abitudini che una volta acquisite ci spostano poco o nulla e altre invece che innescano un effetto domino in grado di rivoluzionare la nostra intera vita.  

Tra queste ultime ne esiste una ancora più “speciale”: l’abitudine “chiave di volta”.

Come quella pietra angolare che da sola rende un arco solido e resistente, l’abitudine “chiave di volta” è in grado di sorreggere e alimentare la nostra rivoluzione personale.

L’abitudine chiave di volta è un’azione molto specifica e personale: ognuno di noi infatti ha una sua abitudine “chiave di volta” estremamente peculiare.

Per intenderci, un’abitudine “chiave di volta” non è un generico: “alzarmi presto al mattino“, “magiare sano“, etc.. Queste sono tutte abitudini eccellenti, ma troppo vaghe per motivarci e sostenerci nel cambiamento.

L’abitudine “chiave di volta” è un qualcosa che ognuno di noi deve individuare per sé e potrebbe essere tanto specifica come… “ascoltare il discorso motivazionale di Al Pacino negli spogliatoi della squadra di football appena finito di lavarmi i denti al mattino”.

Questo ovviamente è solo un esempio simpatico per farti comprendere quanto debba essere precisa la definizione della tua abitudine “chiave di volta” perché ne sia efficace l’implementazione nella tua quotidianità.

Quindi comincia da subito a mettere in pratica queste tecniche per combattere la tua resistenza al cambiamento.

Per approfondire l’argomento ti consiglio di leggere il mio libro che raccoglie moltissimi strumenti e tecniche per portare il cambiamento nella tua vita. 



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