I Cacciatori di Draghi

di Federico Grazzini

La favola

Sin dalla prima infanzia era affascinato dai racconti sui draghi. Sognava maestose fiere tra nuvole di fiamme spiccare il volo e oscurare il cielo, per poi avventarsi a terra a sfidare la sua spada. Ogni sogno finiva in gloria, e la gloria alimentava la sua passione. Si impegnò allo studio delle discipline marziali e forgiò il suo corpo a compiere le più ardite figure di combattimento, fino a diventare un invincibile condottiero. Raggiunta la maggiore età, venne il giorno di avventurarsi nel mondo e liberarlo dai draghi. Attraversò le più impervie catene montuose, le arse dune del deserto, le sconfinate praterie, navigò per tutti i mari, risalì ogni fiume. Si addentrò nell’oscurità delle caverne e si arrampicò sulle più alte torri dei manieri.
Alla fine realizzò che i draghi, in realtà, non esistono. 
Ritornò al suo villaggio. Qui aprì una scuola, dove insegnava a cacciare i draghi.


La passione

Spesi tutti i miei soldi in un 486. Ne ero affascinato, amavo entrare nella logica del suo funzionamento. Mia madre non capiva a cosa potesse servirmi quel catafalco e io non ero in grado di spiegarglielo: amavo “usarlo”, farlo mio, anche smontarlo e rimontarlo.
Era il 1991. Ore, giorni, notti, mesi a pilotare la freccia del mouse sullo schermo. Sviscerai a fondo tutte le funzioni dei primi programmi, mi affascinavano quelli di grafica vettoriale.
Il tutto non aveva uno scopo utilitaristico, tanto più che all’università erano richieste le tavole disegnate a mano. Non mi preoccupavo di quanto avrebbe potuto fruttarmi in futuro il tempo dedicato a dar sfogo a quella passione: quel tempo aveva già gran valore perchè nutriva la mia mente eclettica e inquieta.

Gigi vedeva il mondo in quadricromia, lo disegnava con pennarelli e curvilinee. Misurava i segni e le proporzioni di tutte le forme. Era padrone delle percentuali di Ciano e Magenta negli oggetti, riconosceva tutti i font tipografici dalla sola grazia di un singolo carattere. La repentina evoluzione delle tecniche di stampa e l’uso del computer per l’allestimento grafico in digitale lo costrinsero a cercare un nuovo braccio per la sua mente creativa.

“Più su..... sali... A destra, ancora uno. Aumenta lo spessore della linea a 6 punti. Aumenta l’interlinea del corpo di testo a 12. Il sottotitolo mettilo in Futura Heavy, aggiungi un 10% di giallo alle maiuscole...”  Ore o ore di valutazioni per allestire un manifesto.
Per me un ginnasio mentale preziosissimo: obbedendo meccanicamente ai comandi di Gigi, mi impadronivo delle regole e dei criteri percettivi dei pesi delle forme e dei colori, frutto dei suoi 50 anni di esperienza. E lui era affascinato dal vedere le sue idee prendere vita a video. 

Sono trascorsi trent’anni. 
La passione è come una favola: non insegna che i draghi non esistono, insegna a sconfiggere i draghi.